In Bocca al Lupo: Storia, Significato e Perché Non si Risponde Grazie
La guida definitiva all'espressione italiana più fraintesa: dalle origini controverse alla risposta corretta, con curiosità che pochi conoscono (artículo traducido al español; article translated into English).
Prof. Massimo Properzi
4/3/202516 min read


In Bocca al Lupo: Storia, Significato e Perché Non si Risponde Grazie
La guida definitiva all'espressione italiana più fraintesa: dalle origini controverse alla risposta corretta, con curiosità che pochi conoscono
Ieri sera una mia studentessa messicana mi ha chiamato tutta agitata: "Prof, domani ho l'esame di certificazione B2 e sono terrorizzata!". Ho cercato di tranquillizzarla e, prima di salutarla, le ho detto: "In bocca al lupo!". Lei ha risposto con un entusiasta "Grazie!". Ecco, in quel momento ho capito che era arrivato il momento di scrivere questo articolo.
Quante volte vi è capitato di sentire questa espressione prima di un colloquio di lavoro, un esame o una sfida importante? E quante volte vi siete chiesti quale sia la risposta corretta? Tra "crepi", "viva il lupo", e il sempre presente "grazie" dei non madrelingua, la confusione regna sovrana. Ma niente paura! Oggi faremo chiarezza su una delle espressioni più caratteristiche della nostra lingua.
Cosa significa davvero "in bocca al lupo"
"In bocca al lupo" è molto più di un semplice augurio. È un'espressione scaramantica che si usa per augurare buona fortuna a qualcuno che sta per affrontare una situazione difficile o rischiosa. A differenza del più diretto "buona fortuna", questa formula idiomatica ha una sfumatura particolare: evita di nominare esplicitamente la fortuna (cosa che, secondo la superstizione, potrebbe attirarla in negativo) e utilizza invece una metafora.
Ma perché proprio la bocca del lupo? E perché mai dovrebbe essere un augurio positivo finire nelle fauci di un predatore? Per rispondere a queste domande, dobbiamo esplorare le origini dell'espressione.
Le due anime dell'origine: cacciatori o protezione materna?
Quando si parla delle origini di "in bocca al lupo", esistono due teorie principali. La prima, e più diffusa, è legata al mondo della caccia.
La teoria dei cacciatori
Secondo questa interpretazione, l'espressione nasce nel gergo venatorio medievale. Il lupo era considerato il predatore più temibile dei boschi, e i cacciatori, per scaramanzia, invece di augurarsi esplicitamente buona fortuna (cosa che avrebbe potuto "tentare il fato"), si auguravano ironicamente qualcosa di negativo come finire nelle fauci del lupo.
La logica era: se auguriamo qualcosa di male, per contrappasso accadrà il contrario. Inoltre, il cacciatore che si trovava "in bocca al lupo" aveva ancora la possibilità di uscirne vivo, se sufficientemente abile e fortunato. La risposta "crepi il lupo" completava l'augurio: trovandosi nelle fauci del predatore, il cacciatore sperava naturalmente che la bestia morisse, permettendogli di salvarsi.
Durante le mie ricerche ho trovato un antico manuale di caccia del 1700 che menziona questa espressione tra i "rituali verbali propizi che il capocaccia deve pronunciare prima della battuta", suggerendo quindi una tradizione ben radicata già all'epoca.
La teoria della protezione materna
La seconda teoria, meno conosciuta ma decisamente più poetica, rimanda all'etologia e al comportamento materno dei lupi. La lupa madre trasporta i suoi cuccioli tenendoli delicatamente nella bocca per proteggerli dai pericoli e per spostarli da una tana all'altra.
Secondo questa interpretazione, augurare a qualcuno di essere "in bocca al lupo" significherebbe augurargli di essere protetto e al sicuro come un cucciolo nelle fauci della madre. Questa visione si ricollegherebbe anche al mito fondativo di Roma, con la lupa che allatta e protegge Romolo e Remo.
Personalmente, trovo questa seconda interpretazione affascinante, anche se la prima sembra avere radici storiche più documentate. Ad ogni modo, entrambe le origini conservano l'elemento scaramantico tipico della cultura italiana.
La risposta corretta e il dibattito moderno
Eccoci arrivati al cuore della questione: come si risponde correttamente a "in bocca al lupo"?
La risposta tradizionale e storicamente corretta è "Crepi il lupo" (o semplicemente "crepi"). Questa risposta completa la formula scaramantica: se l'augurio mette simbolicamente la persona nelle fauci del lupo, la risposta esprime la volontà di uscirne, attraverso la morte dell'animale.
Negli ultimi anni, tuttavia, con l'aumento della sensibilità ambientalista e della consapevolezza sulla protezione delle specie in via d'estinzione (il lupo è stato a rischio in Italia fino a non molto tempo fa), è emersa una variante: "Viva il lupo".
Questa nuova formula rappresenta una risemantizzazione in chiave ecologista dell'antica espressione, ed è perfettamente legittima nell'evoluzione linguistica, anche se meno diffusa della versione tradizionale.
Il dibattito tra tradizionalisti e innovatori rimane aperto. L'unico punto su cui tutti concordano è che la risposta "grazie" è inappropriata e rompe il meccanismo scaramantico. È un errore tipico di chi non conosce bene le sottigliezze della lingua italiana o la natura della formula rituale, dove l'augurio e la risposta formano un'unità inscindibile.
Un piccolo sondaggio che ho condotto tra i miei studenti italiani ha rivelato che il 72% usa ancora "crepi", il 18% preferisce "viva il lupo", mentre il 10% varia la risposta a seconda del contesto o dell'interlocutore.
Espressioni simili in altre lingue
È interessante notare come molte culture abbiano sviluppato espressioni simili, con la stessa funzione scaramantica di evitare di nominare direttamente la buona fortuna.
In Spagna, per esempio, si usa dire "¡Mucha mierda!" (letteralmente "molta merda"), soprattutto nel contesto teatrale. L'origine è simile a quella del nostro "in bocca al lupo": nel passato, più escrementi di cavallo c'erano davanti a un teatro, più carrozze erano arrivate e quindi più pubblico aveva assistito allo spettacolo. La risposta appropriata è "¡Gracias!", senza la componente rituale della risposta italiana.
Nel mondo anglosassone, invece, è comune l'espressione "Break a leg!" (letteralmente "rompiti una gamba"), utilizzata soprattutto in ambito teatrale e musicale. Anche in questo caso, l'augurio apparentemente negativo serve a scongiurare la sfortuna. Non esiste una risposta codificata, ma solitamente si ringrazia o si ricambia con lo stesso augurio: "You too!" (anche a te).
Durante il mio periodo di insegnamento in Germania, ho scoperto che i tedeschi usano l'espressione "Hals- und Beinbruch" (rottura del collo e della gamba), che condivide la stessa logica scaramantica.
Varianti regionali italiane
Come spesso accade in Italia, anche per questa espressione esistono numerose varianti regionali. Durante i miei viaggi per tenere seminari di italiano in giro per la penisola, ne ho raccolte diverse:
In Sicilia si può sentire "Sàuta la quagghia" (salti la quaglia), con risposta "e fuìu lu cunigghiu" (e fugga il coniglio)
In alcune zone della Toscana è diffuso "In bocca al lupaccio", con l'accrescitivo che enfatizza la pericolosità dell'animale
In Veneto esiste la variante "In boca al masanèta" (in bocca all'affila-coltelli), con risposta "Che'l se rompa i denti" (che si rompa i denti)
Queste varianti, seppur diverse nella forma, mantengono tutte lo stesso meccanismo scaramantico e la struttura rituale augurio-risposta.
Il lupo nella cultura italiana
Il lupo ha sempre avuto un ruolo importante nell'immaginario collettivo italiano. Da una parte, la mitologia romana con la lupa che allatta Romolo e Remo ne fa un simbolo positivo di protezione e maternità. Dall'altra, la tradizione medievale e contadina lo dipinge come un predatore temibile e pericoloso.
Questa ambivalenza si riflette in molti altri modi di dire:
"Il lupo perde il pelo ma non il vizio"
"Chi ha il lupo per compare, porti il cane sotto il mantello"
"Gridare al lupo"
"Lupo solitario"
La figura del lupo appare anche in numerose fiabe (Cappuccetto Rosso, I tre porcellini, ecc.) e favole della tradizione popolare, quasi sempre con connotazioni negative che riflettono le paure ataviche delle comunità rurali.
È interessante notare come l'espressione "in bocca al lupo" rappresenti questa duplicità: può essere interpretata sia in maniera negativa (la bocca del predatore) che positiva (la protezione materna).
Curiosità e aneddoti
Non posso non condividere alcuni aneddoti raccolti durante i miei anni di insegnamento:
Durante una trasmissione televisiva, un noto presentatore ha augurato "in bocca al lupo" a un concorrente che, essendo un attivista per i diritti degli animali, ha risposto con un appassionato discorso sull'importanza di dire "viva il lupo" e non "crepi", trasformando un semplice augurio in un dibattito ambientalista.
Un mio collega messicano, dopo aver vissuto un anno in Italia, è tornato in Messico e ha iniziato a tradurre letteralmente l'espressione in spagnolo come "en la boca del lobo". I suoi connazionali lo guardavano perplessi, non capendo perché augurasse ai suoi studenti di finire in una situazione pericolosa prima di un esame. Quando ha spiegato loro che era un'espressione italiana, hanno cominciato a usarla anche loro, trovandola molto più "esotica" del loro tradizionale "suerte".
L'evoluzione della lingua tra tradizione e innovazione
L'interessante dibattito tra "crepi" e "viva il lupo" solleva una questione più ampia: quanto deve essere rigida l'aderenza alle formule tradizionali e quanto spazio c'è per l'innovazione linguistica?
La lingua è un organismo vivo che evolve costantemente. Le espressioni idiomatiche, pur essendo tra gli elementi più conservativi, non sono immuni al cambiamento. Nuove sensibilità culturali, come quella ambientalista, possono influenzare anche formule consolidate da secoli.
Secondo Luca Serianni, uno dei più importanti linguisti italiani, "le formule rituali possono subire modifiche semantiche pur mantenendo la loro funzione pragmatica originaria". In parole semplici, la risposta "viva il lupo" può funzionare altrettanto bene di "crepi" nel contesto rituale dell'augurio, anche se modifica parzialmente il significato simbolico.
Come insegnante di italiano, suggerisco sempre ai miei studenti di imparare prima la formula tradizionale ("crepi") per poi, una volta compreso il meccanismo, sentirsi liberi di utilizzare anche la variante innovativa se più in linea con la loro sensibilità.
Conclusione: il valore culturale delle espressioni idiomatiche
Le espressioni come "in bocca al lupo" sono molto più che semplici formule linguistiche: sono finestre sulla cultura, la storia e la mentalità di un popolo. La natura scaramantica di questo augurio rivela l'importanza della superstizione nella cultura italiana, così come l'attuale dibattito tra "crepi" e "viva il lupo" mette in luce l'evoluzione della sensibilità contemporanea.
Imparare ad usare correttamente queste espressioni idiomatiche significa entrare in una dimensione culturale profonda, dove storia, tradizioni e cambiamenti sociali si intrecciano nella meravigliosa trama della lingua.
E voi, cosa rispondete quando vi augurano "in bocca al lupo"? Siete tradizionalisti o innovatori? Conoscevate le diverse teorie sull'origine dell'espressione?
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In Bocca al Lupo: Historia, Significado y Por Qué No se Responde Gracias
La guía definitiva de la expresión italiana más malinterpretada: desde los orígenes controvertidos hasta la respuesta correcta, con curiosidades que pocos conocen
Ayer por la noche una estudiante mexicana me llamó muy nerviosa: "Profesor, mañana tengo el examen de certificación B2 y estoy aterrorizada". Intenté tranquilizarla y, antes de despedirme, le dije: "In bocca al lupo!". Ella respondió con un entusiasta "¡Gracias!". En ese momento comprendí que había llegado el momento de escribir este artículo.
¿Cuántas veces han escuchado esta expresión antes de una entrevista de trabajo, un examen o un desafío importante? ¿Y cuántas veces se han preguntado cuál es la respuesta correcta? Entre "crepi", "viva il lupo" y el omnipresente "grazie" de los no nativos, la confusión es generalizada. ¡Pero no se preocupen! Hoy vamos a aclarar una de las expresiones más características de la lengua italiana.
Qué significa realmente "in bocca al lupo"
"In bocca al lupo" es mucho más que un simple deseo. Es una expresión supersticiosa que se utiliza para desear buena suerte a alguien que está a punto de enfrentar una situación difícil o arriesgada. A diferencia del más directo "buona fortuna" (buena suerte), esta fórmula idiomática tiene un matiz particular: evita nombrar explícitamente la fortuna (algo que, según la superstición, podría atraerla en sentido negativo) y utiliza en cambio una metáfora.
Pero, ¿por qué precisamente la boca del lobo? ¿Y por qué debería ser un deseo positivo acabar en las fauces de un depredador? Para responder a estas preguntas, debemos explorar los orígenes de la expresión.
Las dos almas del origen: ¿cazadores o protección materna?
Cuando se habla de los orígenes de "in bocca al lupo", existen dos teorías principales. La primera, y más difundida, está relacionada con el mundo de la caza.
La teoría de los cazadores
Según esta interpretación, la expresión nace en la jerga venatoria medieval. El lobo era considerado el depredador más temible de los bosques, y los cazadores, por superstición, en lugar de desearse explícitamente buena suerte (lo que podría "tentar al destino"), se deseaban irónicamente algo negativo como acabar en las fauces del lobo.
La lógica era: si deseamos algo malo, por contrapartida ocurrirá lo contrario. Además, el cazador que se encontraba "in bocca al lupo" todavía tenía la posibilidad de salir vivo, si era lo suficientemente hábil y afortunado. La respuesta "crepi il lupo" (que muera el lobo) completaba el deseo: encontrándose en las fauces del depredador, el cazador esperaba naturalmente que la bestia muriera, permitiéndole salvarse.
Durante mis investigaciones encontré un antiguo manual de caza del 1700 que menciona esta expresión entre los "rituales verbales propiciatorios que el jefe de caza debe pronunciar antes de la batida", sugiriendo por tanto una tradición bien arraigada ya en aquella época.
La teoría de la protección materna
La segunda teoría, menos conocida pero decididamente más poética, remite a la etología y al comportamiento materno de los lobos. La loba madre transporta a sus cachorros manteniéndolos delicadamente en la boca para protegerlos de los peligros y para trasladarlos de una madriguera a otra.
Según esta interpretación, desear a alguien estar "in bocca al lupo" significaría desearle estar protegido y seguro como un cachorro en las fauces de la madre. Esta visión se conectaría también con el mito fundacional de Roma, con la loba que amamanta y protege a Rómulo y Remo.
Personalmente, encuentro esta segunda interpretación fascinante, aunque la primera parece tener raíces históricas más documentadas. De todos modos, ambos orígenes conservan el elemento supersticioso típico de la cultura italiana.
La respuesta correcta y el debate moderno
Hemos llegado al corazón de la cuestión: ¿cómo se responde correctamente a "in bocca al lupo"?
La respuesta tradicional e históricamente correcta es "Crepi il lupo" (o simplemente "crepi" - que muera). Esta respuesta completa la fórmula supersticiosa: si el deseo coloca simbólicamente a la persona en las fauces del lobo, la respuesta expresa la voluntad de salir de ellas, a través de la muerte del animal.
En los últimos años, sin embargo, con el aumento de la sensibilidad ambientalista y la conciencia sobre la protección de las especies en peligro de extinción (el lobo estuvo en riesgo en Italia hasta hace no mucho tiempo), ha surgido una variante: "Viva il lupo" (viva el lobo).
Esta nueva fórmula representa una resemantización en clave ecologista de la antigua expresión, y es perfectamente legítima en la evolución lingüística, aunque menos difundida que la versión tradicional.
El debate entre tradicionalistas e innovadores sigue abierto. El único punto en el que todos coinciden es que la respuesta "grazie" (gracias) es inapropiada y rompe el mecanismo supersticioso. Es un error típico de quien no conoce bien las sutilezas de la lengua italiana o la naturaleza de la fórmula ritual, donde el deseo y la respuesta forman una unidad inseparable.
Una pequeña encuesta que realicé entre mis estudiantes italianos reveló que el 72% todavía usa "crepi", el 18% prefiere "viva il lupo", mientras que el 10% varía la respuesta según el contexto o el interlocutor.
Expresiones similares en otros idiomas
Es interesante notar cómo muchas culturas han desarrollado expresiones similares, con la misma función supersticiosa de evitar nombrar directamente la buena suerte.
En España, por ejemplo, se suele decir "¡Mucha mierda!", sobre todo en el contexto teatral. El origen es similar al de nuestro "in bocca al lupo": en el pasado, cuantos más excrementos de caballo había frente a un teatro, más carruajes habían llegado y, por tanto, más público había asistido al espectáculo. La respuesta apropiada es "¡Gracias!", sin el componente ritual de la respuesta italiana.
En el mundo anglosajón, en cambio, es común la expresión "Break a leg!" (literalmente "rómpete una pierna"), utilizada sobre todo en el ámbito teatral y musical. También en este caso, el deseo aparentemente negativo sirve para conjurar la mala suerte. No existe una respuesta codificada, pero generalmente se agradece o se responde con el mismo deseo: "You too!" (tú también).
Durante mi periodo de enseñanza en Alemania, descubrí que los alemanes usan la expresión "Hals- und Beinbruch" (rotura de cuello y pierna), que comparte la misma lógica supersticiosa.
Variantes regionales italianas
Como suele ocurrir en Italia, también para esta expresión existen numerosas variantes regionales. Durante mis viajes para dar seminarios de italiano por toda la península, he recogido varias:
En Sicilia se puede escuchar "Sàuta la quagghia" (salte la codorniz), con respuesta "e fuìu lu cunigghiu" (y huya el conejo)
En algunas zonas de la Toscana está difundido "In bocca al lupaccio", con el aumentativo que enfatiza la peligrosidad del animal
En Véneto existe la variante "In boca al masanèta" (en boca del afilador), con respuesta "Che'l se rompa i denti" (que se rompa los dientes)
Estas variantes, aunque diferentes en la forma, mantienen todas el mismo mecanismo supersticioso y la estructura ritual deseo-respuesta.
El lobo en la cultura italiana
El lobo siempre ha tenido un papel importante en el imaginario colectivo italiano. Por un lado, la mitología romana con la loba que amamanta a Rómulo y Remo lo convierte en un símbolo positivo de protección y maternidad. Por otro lado, la tradición medieval y campesina lo presenta como un depredador temible y peligroso.
Esta ambivalencia se refleja en muchos otros dichos:
"Il lupo perde il pelo ma non il vizio" (El lobo pierde el pelo pero no el vicio)
"Chi ha il lupo per compare, porti il cane sotto il mantello" (Quien tiene al lobo por compadre, que lleve al perro bajo el manto)
"Gridare al lupo" (Gritar al lobo)
"Lupo solitario" (Lobo solitario)
La figura del lobo aparece también en numerosos cuentos (Caperucita Roja, Los tres cerditos, etc.) y fábulas de la tradición popular, casi siempre con connotaciones negativas que reflejan los miedos atávicos de las comunidades rurales.
Es interesante notar cómo la expresión "in bocca al lupo" representa esta dualidad: puede ser interpretada tanto de manera negativa (la boca del depredador) como positiva (la protección materna).
Curiosidades y anécdotas
No puedo dejar de compartir algunas anécdotas recogidas durante mis años de enseñanza:
Durante un programa de televisión, un conocido presentador deseó "in bocca al lupo" a un concursante que, siendo un activista por los derechos de los animales, respondió con un apasionado discurso sobre la importancia de decir "viva il lupo" y no "crepi", transformando un simple deseo en un debate ambientalista.
Un colega mexicano mío, después de vivir un año en Italia, regresó a México y comenzó a traducir literalmente la expresión al español como "en la boca del lobo". Sus compatriotas lo miraban perplejos, sin entender por qué deseaba a sus estudiantes acabar en una situación peligrosa antes de un examen. Cuando les explicó que era una expresión italiana, comenzaron a usarla también ellos, encontrándola mucho más "exótica" que su tradicional "suerte".
La evolución de la lengua entre tradición e innovación
El interesante debate entre "crepi" y "viva il lupo" plantea una cuestión más amplia: ¿cuánto debe ser rígida la adhesión a las fórmulas tradicionales y cuánto espacio hay para la innovación lingüística?
La lengua es un organismo vivo que evoluciona constantemente. Las expresiones idiomáticas, aun siendo de los elementos más conservadores, no son inmunes al cambio. Nuevas sensibilidades culturales, como la ambientalista, pueden influir incluso en fórmulas consolidadas durante siglos.
Según Luca Serianni, uno de los lingüistas italianos más importantes, "las fórmulas rituales pueden sufrir modificaciones semánticas manteniendo su función pragmática original". En palabras simples, la respuesta "viva il lupo" puede funcionar igual de bien que "crepi" en el contexto ritual del deseo, aunque modifique parcialmente el significado simbólico.
Como profesor de italiano, siempre sugiero a mis estudiantes aprender primero la fórmula tradicional ("crepi") para luego, una vez comprendido el mecanismo, sentirse libres de utilizar también la variante innovadora si está más en línea con su sensibilidad.
Conclusión: el valor cultural de las expresiones idiomáticas
Las expresiones como "in bocca al lupo" son mucho más que simples fórmulas lingüísticas: son ventanas a la cultura, la historia y la mentalidad de un pueblo. La naturaleza supersticiosa de este deseo revela la importancia de la superstición en la cultura italiana, así como el actual debate entre "crepi" y "viva il lupo" pone de manifiesto la evolución de la sensibilidad contemporánea.
Aprender a usar correctamente estas expresiones idiomáticas significa entrar en una dimensión cultural profunda, donde historia, tradiciones y cambios sociales se entrelazan en la maravillosa trama de la lengua.
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In Bocca al Lupo: History, Meaning and Why You Don't Reply with Thanks
The definitive guide to Italy's most misunderstood expression: from its controversial origins to the correct response, with little-known curiosities
Last night, one of my Mexican students called me in a state of panic: "Professor, tomorrow I have my B2 certification exam and I'm terrified!" I tried to calm her down and, before saying goodbye, I told her: "In bocca al lupo!" She replied with an enthusiastic "Thank you!" That's when I realized it was time to write this article.
How many times have you heard this expression before a job interview, an exam, or an important challenge? And how many times have you wondered what the correct response is? Between "crepi," "viva il lupo," and the ever-present "grazie" from non-native speakers, confusion reigns supreme. But fear not! Today we'll clarify one of the most characteristic expressions of the Italian language.
What "in bocca al lupo" really means
"In bocca al lupo" is much more than a simple wish. It's a superstitious expression used to wish good luck to someone who is about to face a difficult or risky situation. Unlike the more direct "buona fortuna" (good luck), this idiomatic formula has a particular nuance: it avoids explicitly naming fortune (which, according to superstition, could attract it negatively) and uses a metaphor instead.
But why specifically the mouth of the wolf? And why would ending up in the jaws of a predator be considered a positive wish? To answer these questions, we need to explore the origins of the expression.
The two souls of its origin: hunters or maternal protection?
When discussing the origins of "in bocca al lupo," there are two main theories. The first, and most widespread, is related to the world of hunting.
The hunters' theory
According to this interpretation, the expression originated in medieval hunting jargon. The wolf was considered the most fearsome predator in the woods, and hunters, out of superstition, instead of explicitly wishing themselves good luck (which might have "tempted fate"), would ironically wish themselves something negative like ending up in the wolf's jaws.
The logic was: if we wish for something bad, the opposite will happen by contrast. Moreover, the hunter who found himself "in the wolf's mouth" still had the possibility of getting out alive, if sufficiently skilled and fortunate. The response "crepi il lupo" (may the wolf die) completed the wish: finding himself in the predator's jaws, the hunter naturally hoped that the beast would die, allowing him to save himself.
During my research, I found an ancient hunting manual from the 1700s that mentions this expression among the "propitious verbal rituals that the hunt master must pronounce before the hunt," suggesting a well-established tradition already at that time.
The maternal protection theory
The second theory, less known but decidedly more poetic, refers to ethology and the maternal behavior of wolves. The mother wolf carries her cubs delicately in her mouth to protect them from dangers and to move them from one den to another.
According to this interpretation, wishing someone to be "in bocca al lupo" would mean wishing them to be protected and safe like a cub in its mother's jaws. This view would also connect to Rome's founding myth, with the she-wolf nursing and protecting Romulus and Remus.
Personally, I find this second interpretation fascinating, although the first seems to have more documented historical roots. In any case, both origins preserve the superstitious element typical of Italian culture.
The correct response and the modern debate
Now we've arrived at the heart of the matter: how do you correctly respond to "in bocca al lupo"?
The traditional and historically correct response is "Crepi il lupo" (or simply "crepi" - may it die). This response completes the